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    Il pisolino fa bene alla salute

    Per la crescita è fondamentale dormire bene e molto. Il sonno è un elemento importante nella vita dell’essere umano, soprattutto nei primi anni di vita, e il pisolino pomeridiano pare abbia effetti benefici per la salute mentale dei bambini.

    Sì al riposo quotidiano dei bambini


    © Thinkstock
    Molti sono gli studi che si occupano di capire come mai l’uomo abbia bisogno di dormire quotidianamente per vivere: alcuni affermano che le cause siano ambientali, altri che dipenda dal fatto che il cervello ha bisogno di riorganizzare le idee immagazzinate durante il giorno. Così come per gli adulti il sonno è importante, lo è ancora di più per i bambini. Per loro, dormire aiuta a crescere: durante il sonno, notturno o diurno, viene stimolata la produzione dell’ormone della crescita, indispensabile al corretto sviluppo fisico dei piccoli. Proprio per questo gli esperti suggeriscono di non interrompere mai il sonno del bambino, nemmeno se è l’ora di mangiare, così come sconsigliano di non fargli mai saltare il pisolino. Si quest’ultimo si torna a parlare di recente, in seguito ad una ricerca che dimostrerebbe che privare il piccolo del buon vecchio sonnellino pomeridiano provochi danni permanenti a livello mentale.

    Gli effetti benefici del pisolino

    Monique LeBourgeois, a capo dell’équipe dei ricercatori della University of Colorado, ha condotto un’analisi dei dati raccolti su un campione di bambini con un’età che si aggira attorno ai 3 anni. Tra questi, i bimbi che regolarmente svolgevano il riposino pomeridiano mostravano più propensione a chiedere aiuto agli adulti qualora si trovassero in difficoltà. Di fronte ad un problema, la sensazione di incertezza è in realtà un elemento positivo, afferma la studiosa, in quanto conduce ad un comportamento proattivo che mostra il suo inserimento positivo nella società e che coinvolge l’entourage del piccolo, cui chiede sostegno e appoggio. Questa corretta espressione dei sentimenti che lo investono, sono legati al riposo mentale e fisico del bambino: ne sono sicuri i ricercatori, che mostrano i risultati dei casi in cui ai piccoli si era fatto saltare il pisolino.

    Salute in pericolo senza il pisolino

    Secondo i ricercatori, la privazione del sonno (pisolino mattutino, pomeridiano) provocherebbe, a lungo andare, problemi relazionali, di instabilità mentale e sbalzi umorali importanti. A dimostrazione di ciò, i risultati dell’osservazione dello stesso campione di bambini sopracitato: stavolta, i bimbi analizzati erano quelli a cui era stato impedito di fare il pisolino. Stress, ansia, distrazione, malinconia sono alcuni dei sintomi riscontrati, così come l’espressione di sentimenti negativi e di frustrazione rispetto a situazioni complesse, esattamente il contrario di quello che avveniva nel caso in cui il riposino era stato fatto. Inoltre, la capacità di concentrazione, logiche e di ragionamento subivano dei drastici cali e gli studiosi hanno ipotizzato che nel lungo termine, i danni a livello umorale e relazionale possono essere ingenti. Questo perché la mancanza di riposo non consente al piccolo di capire in che modo affrontare le situazioni che gli si presentano nella vita, per colpa del disagio generato dalla privazione del sonno.

    Senza pisolino bambini meno felici

    I ricercatori del Colorado hanno osservato infine l’espressione dei bambini coinvolti nello studio di fronte un ostacolo quale la composizione di un puzzle: quando il pisolino era stato fatto, il volto dei piccoli appariva disteso anche quando aveva difficoltà nel trovare il pezzo giusto da incastrare con gli altri. Al contrario, quando il riposino era stato negato, il volto dei piccoli appariva contrito e frustrato, anche se posti davanti ad un evento positivo. Questo calo della risposta emotiva positiva, e l’incapacità di sentirsi coinvolti in un avvenimento gioioso, non fa altro che confermare l’importanza del riposino nei piccoli, la cui privazione dà luogo a disagi che lo accompagneranno nel suo futuro da adulto potenzialmente incapace di provare gioia e serenità.
    Permetti sempre al tuo bambino di riposarsi tutte le volta che ne sente la necessità, sia da solo che nel lettone con mamma e papà (“co-sleeping” – N.d.R). Mettendo il suo riposo di fronte ad altri bisogni eviterai conseguenze negative sul suo futuro.

    I tuoi capelli sono pronti per la primavera?

    Proprio come le piante, anche i capelli in primavera devono rinnovarsi. Tutto ciò che farai per loro in questo periodo dell'anno ti ritornerà centuplicato: la primavera, infatti, è il momento della loro massima vitalità. Hélène Clauderer, specialista del capello, ti propone tre test per sapere come i tuoi capelli hanno sopportato l'inverno e rivela i segreti per la loro rimessa in forma.

    La pioggia, il vento, l'alternarsi del caldo e del freddo sono all'origine delle aggressioni dei capelli. Al termine dell'inverno, valuta lo stato del tuo cuoio capelluto, verifica la frequenza di ricrescita dei capelli e segui i consigli della nostra specialista.

    Le radici sono in forma?

    Test 1: il cuoio capelluto

    Pizzica la pelle del cuoio capelluto, stringendola saldamente tra il pollice e l'indice, posizionando prima le dita sopra le orecchie, là dove la pelle è più morbida. Questa zona ti servirà come riferimento per il confronto con altre zone. Successivamente, pizzica la pelle sopra la testa, poi vicino alla fronte e alle tempie. Se necessario, ritorna alla zona di riferimento per apprezzare meglio la differenza.

    Risultati:

    La morbidezza del tuo cuoio capelluto ti fornirà un primo indizio sullo stato di salute dei tuoi capelli. Se riesci a pizzicare bene la pelle su tutto il cuoio capelluto, in particolare sulle zone della parte alta della testa, significa che il sangue vi circola liberamente. Il sangue trasporta fino alle radici dei capelli tutte le sostanze di cui hanno bisogno per assicurare una crescita normale: la buona circolazione del sangue tra i capelli è essenziale per la loro vitalità.
    Al contrario, se fai fatica a stringere la pelle del cuoio capelluto tra le dita, significa che la circolazione del sangue è ostacolata da una cattiva eliminazione delle tossine (grassi saturi contenuti nel sebo, prodotti dalla ghiandola sebacea). Bloccate sotto il cuoio capelluto, le tossine possono comprimere le radici, rallentarne l'irrorazione e indebolire i capelli.

    Il consiglio di Hélène Clauderer:

    il massaggio a ventosa per ammorbidire il cuoio capelluto e favorire l'eliminazione
    delle tossine accumulate durante l'inverno. Con una mano sopra l'altra, imprimere una compressione abbastanza forte per avvicinare le falangi dei palmi delle mani e cercare di pizzicare la pelle del cuoio capelluto, eseguendo un movimento di andirivieni. Il movimento va praticato sui capelli asciutti e su tutta la testa, salendo a partire dalla nuca verso la sommità del capo, poi dalle orecchie verso la sommità della testa.
    Insistere sulla zona frontale e sopra la testa.
    Frequenza: 2 volte alla settimana.
    Durata: da 1 a 2 minuti.
    Il cuoio capelluto è particolarmente spesso e non riesci proprio a pizzicarlo? Allora, esegui lo stesso massaggio, applicando prima degli asciugamani bagnati e caldi sulla testa. La differenza tra la temperatura ambiente e quella degli asciugamani faciliterà la dilatazione dei vasi sanguigni e semplificherà l'esecuzione del movimento.
    Altra regola d'oro per agevolare la diminuzione delle tossine: controlla il più possibile l'alimentazione. Approfitta della primavera per consumare più frutta e verdura, cruda o cotta. Prediligi il pesce o le carni bianche ai salumi e alle carni rosse. Ti sentirai meglio e anche i tuoi capelli. "Siamo quello che mangiamo", sostengono i nutrizionisti. Vale anche per i nostri capelli!

    LA DISMORFOFOBIA

    “… ma non ti guardi mai nello specchio? Eccolo lo specchio guardati: non hai occhi, non hai naso, non hai bocca, non hai niente, non hai che grasso!... In realtà io sapevo di non essere grassa ma di essere diventata grassa per non vedere più quegli occhi, quel naso, quella bocca …” (A. Moravia).

    Il corpo è il nostro principale mezzo di espressione e comunicazione. Esso separa ciascuno di noi dal mondo esterno e, al tempo stesso, ci mette alla mercé altrui perché è la via attraverso la quale esprimiamo sentimenti, emozioni, stati d'animo.
    Molti sono insoddisfatti del proprio aspetto fisico, ma talvolta questa frustrazione può diventare patologica: accade quando il pensiero di non piacere agli altri diventa ossessivo al punto da compromettere la vita e le relazioni sociali. In questo caso si è in presenza di un disturbo noto come dismorfofobia o dismorfismo corporeo.

    La patologia
    Il riconoscimento della dismorfofobia come patologia psichiatrica a tutti gli effetti risale a oltre 100 anni fa: a definirla tale fu lo psicopatologo tedesco Emil Kraepelin, che la annoverò fra le nevrosi compulsive. Mentre lo psicologo francese Pierre Janet la qualificò comeobsession de la honte du corp (ossessione per la vergogna del corpo).
    La dismorfofobia fa parte dell'ampio gruppo delle fobie ma rientra anche nella più estesa categoria dei disturbi somatoformi, caratterizzati da sintomi tangibili in assenza di una patologia organica che ne giustifichi la presenza. Essa è caratterizzata da una visione distorta del proprio aspetto esteriore indotta dall'eccessiva attenzione per la propria immagine corporea. L’elemento peculiare che la contraddistingue è la preoccupazione per uno o più difetti fisici: tali difetti sono spesso totalmente immaginari, oppure, se è presente una reale, minima anomalia, il soggetto la ingigantisce fino a considerarla una vera e propria deformità. In genere le parti maggiormente esposte all'autocritica sono seno, capelli, cosce e fianchi per le donne; torace, addome, naso, pene, testicoli e capelli, per gli uomini.
    La dismorfofobia si osserva principalmente negli adolescenti di entrambi i sessi ed è strettamente connessa alle trasformazioni dell'età puberale. Spesso tende a risolversi al termine dell'adolescenza. Se, invece, il disturbo coinvolge soggetti adulti, assume caratteri di maggiore gravità e complessità. A tutte le età, comunque, il paziente dismofofobico è un individuo con basso livello di autostima.


    Cause

    La causa del dismorfismo corporeo è sconosciuta. La comune associazione con sintomatologie depressive o con un'anamnesi familiare di disturbi dell'umore e/o ossessivo-compulsiviindica, almeno in alcuni casi, la possibile correlazione con altre patologie mentali.
    Non di rado negli adolescenti sono l’insicurezza e la scarsa autostima tipica dell’età a scatenare una preoccupazione eccessiva per il proprio aspetto e a far sì che tutte le attenzioni si concentrino su una parte specifica del corpo, percepita come deforme o imperfetta. Inoltre, a tutte le età, sembrano giocare un ruolo determinante i canoni estetici imposti da televisione e riviste patinate: quando anche il più piccolo difetto viene additato dai media come una grave pecca e se ne pubblicizza la soluzione a tutti i costi, mediante la chirurgia o prodotti miracolosi, si finisce per pensare che qualunque desiderio di ordine estetico sia alla portata e si ingigantiscono, fino a considerarli insopportabili, difetti insignificanti e trascurabili.

    Sintomi
    I sintomi si manifestano a livello comportamentale. Il soggetto si convince di avere un difetto fisico e questo pensiero divento fisso e ossessivo tanto da perseguitarlo, da condizionarlo nella vita quotidiana o da spingerlo a rinunciare a ogni tipo di relazione sociale. 
    Ad esempio chi è tormentato dall’idea di avere piedi deformi può decidere di non indossare più sandali e calzature aperte e arriva a non recarsi in spiaggia d’estate. Oppure c'è chi, malgrado sia giovane e senza rughe, prende seriamente in considerazione l’idea di un intervento di chirurgia estetica perché lo specchio gli riflette un’immagine distorta di sé. 

    Le conseguenze
    In alcuni soggetti questa forma fobica può causare stress emozionale e incapacità di tessere adeguate ed equilibrate relazioni sociali e sessuali, con conseguente isolamento e con il rischio di dare il via a una sequenza di altre patologie tra cui ildisturbo antisociale di personalità e il disturbo evitante di personalità. Si possono, poi, determinare comportamenti fobico-ossessivi che, nei casi più gravi, evolvono in disturbi della sfera alimentare qualianoressia e bulimia. La gran parte dei soggetti dismorfofobici sperimenta grave disagio per la propria supposta deformità e descrive le sue angosce e preoccupazioni come «intensamente dolorose», «tormentose», o «devastanti». I più trovano le loro ansie difficili da controllare e non fanno alcun tentativo per contrastarle. Come conseguenza trascorrono gran parte della giornata concentrandosi esclusivamente sul proprio presunto “difetto” e su come porvi rimedio, fino a fare di questa inquietudine il pensiero dominante della loro vita.

    Pubblicità
    Cosa fare
    La terapia dei pazienti con disturbo di dismorfismo corporeo è quasi sempre infruttuosa se l'approccio è di tipo chirurgico, odontoiatrico o dermatologico. Insomma non è la correzione del difetto fisico a rappresentare la soluzione del problema. 
    Spesso occorre, invece, un supporto di tipo farmacologico: i medicinali serotoninergici (antidepressivi che agiscono sui recettori della serotonina, neurotrasmettitore sintetizzato nel sistema nervoso centrale) sono efficaci nel ridurre i sintomi in almeno il 50% dei casi. Ma i risultati migliori si ottengono con una psicoterapia appropriata, anche se non è ancora noto quanto questa debba essere prolungata una volta che i sintomi siano andati incontro a remissione.

    Febbre in primavera: è normale?

    Non sempre è facile capire quando alcuni sintomi, come la febbre, sono indice di un’emergenza medica e quando, invece, sono solo una normale reazione del fisico a un virus o a un semplice colpo di freddo.

    La febbre è un aumento della temperatura corporea al di sopra dei valori medi normali (37°C se esterna o 37,5° se interna) e varia, anche se di pochi decimi di grado, da persona a persona e durante l’arco della giornata.

    La temperatura può aumentare in condizioni particolari - sforzi fisici, assunzioni di pasti o bevande calde o quando l’ambiente è troppo riscaldato – e per questo va misurata quando il bambino è a riposo da qualche ora, in un ambiente non troppo riscaldato, ma non quando il piccolo si è appena svegliato ed è ancora coperto; questo, infatti, potrebbe portare a un aumento della temperatura che non corrisponde a una reale febbre.

    Una volta esclusi i fattori esterni, la temperatura più elevata del normale, ossia la febbre, è indicativa di unacondizione di malattia e quasi sempre è l’espressione di una reazione protettiva dell’organismo che cerca di rispondere alla presenza di agenti infettivi.

    «In primavera – dichiara la professoressa Susanna Esposito, Presidente SITIP (Società italiana di infettivologia pediatrica) e direttore della UOC Pediatria 1 Clinica presso la Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano – i rhinovirus e gli enterovirus, che causano prevalentemente infezioni respiratorie di diversa gravità, sono ancora piuttosto diffusi e gli sbalzi termici, tipici di questa stagione, ne favoriscono la trasmissione. In queste situazioni la febbre è frequente e non deve preoccupare». 

    In alcuni casi, però,  l’innalzamento eccessivo e persistente della temperatura va riconosciuto come un’emergenza da affrontare e risolvere quanto prima: nei neonati e nei lattanti con età inferiore ai 3 mesi di vita, per i quali è consigliabile un immediato ricovero per l’elevato rischio di patologia batterica grave, oppure in presenza di sintomi concomitanti quali rigidità nucale o alterazioni dello stato di coscienza, difficoltà respiratoria, difficoltà a bere e/o ad alimentarsi, significativa perdita di peso.

    Inoltre, in presenza di temperature anche modeste per una durata superiore ai 7 giorni è consigliabile il ricorso al pediatra per un approfondimento diagnostico.

    Per ascelle morbide e idratate

    La pelle delle ascelle è particolarmente delicata e ha bisogno di costante idratazione per restare morbida e protetta dalle irritazioni. La scelta del deodorante deve tenere conto anche di questo. 

    Per questo motivo i nuovi deodoranti puntano non solo ad assicurare igiene e protezione dagli odori, ma anche apreservare la bellezza della pelle e a prevenire disturbi e inestetismi come rossori, bruciore, macchie e puntini. 

    La pelle delle ascelle è diversa da quella delle altre zone del corpo, perché è semi-occlusa, ha un alto livello di umidità e un pH molto differente. Inoltre, è sottoposta a sfregamento a causa dei movimenti del braccio e dalla frizione provocata dagli indumenti. 

    La pelle sensibile è soggetta più delle altre a questi problemi: i raggi UV, alcune sostanze irritanti e allergeniche, la depilazione, il deodorante e gli indumenti aderenti in tessuto ruvido o irritante sono tutti fattori che possono stressarla, provocando irritazioni e fastidi. 

    Chi ha la pelle sensibile dovrebbe seguire alcuni consigli al momento della depilazione, come utilizzare un gel specifico per la rasatura oppure il gel doccia come lubrificante e cambiare spesso la lama del rasoio (più è smussata, più graffia la pelle).

    Neuroendocrini: tumori in rapida crescita

    Tumori neuroendocrini colpiscono soprattutto gli uomini tra i 50 e i 60 anni, si manifestano in particolare nel tratto gastroenterico, anche se possono colpire qualunque distretto corporeo. La diagnosi non è sempre semplice, date le caratteristiche particolari di questi tumori: i sintomi più comuni sono un arrossamento diffuso e crampi addominali, accompagnati talvolta da diarrea. In moltissimi casi la patologia è asintomatica. Nel nostro Paese il centro di riferimento per la cura e il trattamento di questa patologia, è il Ce.Ri.Ca. (Centro di Riferimento per lo Studio e la Cura dei Carcinoidi e dei Tumori Neuroendocrini), presso l’Istituto di Oncologia di Monza. 

    Lunedì 7 maggio si è tenuto proprio al Policlinico di Monza il X Seminario ITMO (Italian Trials in Medical Oncology) dal titolo Neoplasie a bassa incidenza, dedicato alle forme rare di cancro. Il seminario è stato supportato anche dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica, afferma il presidente nazionale AIOM, Stefano Cascinu: « La nostra Società scientifica ha deciso di supportare il seminario ITMO perché il cancro si può sconfiggere anche grazie alla condivisione delle conoscenze e al confronto costruttivo tra professionisti. Questi principi sono ancora più validi se dobbiamo affrontare neoplasie rare, cioè malattie di cui spesso abbiamo poche informazioni per quanto riguarda diagnosi e terapia». 

    Un’aspirina al giorno ostacolerebbe il cancro. La parola all’esperto

    Se è vero che una mela al giorno toglie il medico da torno, una aspirina al giorno previene addirittura alcune forme tumorali. Non cura solo i disturbi al cuore e alle arterie. Secondo tre studi britannici condotti dall'Università di Oxford, guidati da Peter Rothwell e pubblicati su Lancet e su Lancet Oncology, l'assunzione costante di acido acetilsalicilico ostacolerebbe la diffusione delle metastasi. Se ne parla da tempo. Ma cosa fa davvero l’aspirina? Quali sono i suoi effetti benefici sul cancro? Che futuro lascia intravedere nella cura dei tumori? Quali sono gli aspetti negativi? Domande amletiche che abbiamo rivolto al professor Stefano Cascinu, presidente nazionale Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). "L’aspirina è stata impiegata dai cardiologi come antiaggregante piastrinico al fine di ridurre gli eventi trombotici alla base di molte patologie cardiovascolari. Una delle sorprese di questi studi, fu che accanto a una riduzione di mortalità per malattie cardiovascolari si assisteva anche a una riduzione di incidenza di neoplasie come quelle del colon-retto. Nel 1995 compariva la prima segnalazione che sembrava poter aprire strade veramente nuove nella prevenzione del tumore del colon-retto. Un aspetto negativo però era che per ottenere un vantaggio in riduzione di incidenza dei tumori colo-rettali si doveva assumere l’aspirina per circa una decade. Inoltre, l’assunzione cronica di aspirina sembrava associata a un incrementato rischio di sanguinamenti. Ciò ne limitava ovviamente molto l’uso. La ricerca non si è comunque fermata. Anche da un punto di vista del laboratorio si è perseguito questo obiettivo, cercando di spiegare come l’aspirina potesse agire nella prevenzione di alcuni tumori. Si è visto che l’infiammazione è una delle prime alterazioni nella genesi di alcuni tumori e soprattutto del colon retto. Interferire con questo processo può portare a bloccare la trasformazione e la progressione neoplastica. L’aspirina è un potente antiinfiammatorio come sappiamo tutti, dato che lo utilizziamo nella vita di tutti i giorni proprio a tale scopo: trattare i dolori articolari o altre sintomatologie dolorose sostenute da una infiammazione. Proprio questo meccanismo può essere alla base della sua efficacia".


    Da antiinfiammatorio ad antitumorale
    Non tutti i dati sono stati sempre positivi. "Questa eterogeneità di risultato è più la conseguenza di studi retrospettivi e di cattiva qualità dei dati che di una reale mancanza di efficacia. Nel corso di questi anni poi sono stati presentati numerosi risultati sulle capacità preventive dell’aspirina in molti tumori", continua l’esperto. "Nel tumore del polmone sembra ridurre il rischio di sviluppare un cancro del polmone del 10-30%. Tuttavia questi dati sono troppo preliminari per giustificare la raccomandazione di usare l’aspirina come prevenzione per i tumori del polmone. Anche il tumore della mammella sembrava potersene giovare. In realtà uno studio su circa 40.000 donne è risultato negativo ma forse la dose di aspirina era troppo bassa. In altri tumori come lo stomaco, il pancreas gli effetti sono dubbi. Allora da che cosa nasce questo nuovo interesse per l’aspirina come agente in grado di ridurre la mortalità per tumore? Sostanzialmente da tre pubblicazioni comparse in questo mese e da una alla fine dello scorso anno. Tre sono ad opera del gruppo di Oxford che ha condotto gli studi sulle malattie cardiovascolari. I ricercatori hanno notato che l’aspirina data a dosi protettrici per le patologie cardiovascolari riduceva la mortalità per tumore e soprattutto aveva un effetto nel prevenire la comparsa di metastasi. Ciò può voler dire, semplificando, che garantiva anche una maggiore curabilità di quei tumori che comunque si manifestavano. Altro dato importante da questi studi è che la riduzione in incidenza riguardava anche neoplasie su cui i dati erano dubbi come dicevamo sopra: stomaco, vie biliari, pancreas e mammella”.

    Sindrome di lynch
    Questi nuovi dati si accompagnano al risultato presentato alla fine del 2011 sull’effetto protettivo dell’aspirina in individui che presentano una mutazione a livelli di alcuni geni e che predispongono allo sviluppo di tumori del colon-retto. Questa malattia nota come sindrome di Lynch è responsabile del 5-8% di tutti tumori del colon-retto. Nonostante la sua bassa incidenza è una situazione grave soprattutto dal lato psicologico perché colpisce interi nuclei familiari, essendo ereditaria, e gli individui sanno che hanno un alto rischio di sviluppare tale malattia. Dopo un iniziale dato che sembrava che l’aspirina non avesse alcun effetto protettivo, questa analisi pubblicata recentemente apre nuove prospettive per la prevenzione di questi individui. Sembra infatti che l’aspirina possa dimezzare il rischio. Si può immaginare quanto importante sia".

    Denti. Le regole per una corretta igiene

    Un sorriso bianco, splendente e radioso? Molto dipende da noi. Una corretta igiene della bocca e dei denti, infatti, permette di mantenerli in perfetta salute e di avere quindi anche notevoli vantaggi estetici. Che cosa fare in pratica? Imparare a lavarsi bene i denti (l’ideale è farlo entro una mezz’ora da che si è finito di mangiare, per evitare che la placca batterica e i germi proliferino su denti e gengive), usare correttamente il filo interdentale e non dimenticare i controlli e la pulizia professionale dal dentista, almeno una volta l'anno.


    L’importanza del filo interdentale
    Accanto a spazzolino e dentifricio non deve mai mancare l’uso del filo interdentale, che aiuta a rimuovere la placca e i residui di cibo (che favoriscono lo sviluppo della carie) che si annidano tra dente e dente. Si può scegliere il filo cerato o non cerato a seconda delle proprie preferenze e dello spazio che si ha tra i denti: il filo cerato scivola più facilmente anche se i denti sono molto vicini. Ecco come usare correttamente il filo.
    • Prendere circa 40 centimetri di filo e arrotolarlo attorno a entrambi gli indici, aiutandosi con il pollice e il medio a far scivolare il filo nello spazio tra un dente e l’altro.
    • Spingere il filo fino alla gengiva, ma senza sentire male.
    • Spostare il filo dalla gengiva fino alla superficie masticante del dente per 2-3 volte, da entrambe le parti dello spazio interdentale.
    • Ripetere l'operazione in tutti gli spazi e ricordarsi di pulire anche quello dietro l’ultimo dente. Se si ha uno spazio molto ampio tra i denti, oppure sotto i ponti, si può usare uno scovolino interdentale, una specie di “minispazzolino” che aiuta a eliminare la placca tra dente e dente. Per scegliere la misura giusta si può chiedere consiglio al dentista o in farmacia.
    • Bisogna usare il filo interdentale o gli appositi scovolini almeno due volte al giorno, preferibilmente prima di spazzolino e dentifricio.


    Le buone regole
    È importante imparare a usare bene lo spazzolino, cosa non è sempre così scontata.
    • I denti vanno lavati accuratamente su tutte le superfici: davanti, dietro e sulla superficie dove si mastica.
    • Per eliminare con maggiore efficacia la placca vanno fatti dei movimenti verticali, dalla gengiva verso la sommità del dente, o rotatori, ed evitati invece quelli orizzontali, non particolarmente efficaci.
    • Vanno scelti spazzolini in materiale sintetico e morbidi e bisogna evitare di grattare troppo quando si spazzola, altrimenti si rischia di rovinare lo smalto.
    • Per ottenere una buona pulizia bisogna spazzolare delicatamente i denti per almeno 2 minuti.
    • Bisogna pulire anche la lingua, usando lo spazzolino dal fondo verso la punta: così si elimina anche la placca qui presente.
    • Sostituire lo spazzolino ogni 3 mesi, o anche prima se le spazzole si aprono e hanno un aspetto "vissuto", altrimenti la loro efficacia è praticamente nulla.
    • Si può optare per lo spazzolino elettrico che garantisce un movimento corretto e una durata sufficiente della pulizia dei denti. Non tutti i dentisti, però, concordano che sia più efficace dello spazzolino tradizionale.
    • Il dentifricio aiuta ad avere un alito più fresco. Meglio scegliere quelli che contengono fluoro, che aiutano a prevenire la carie, e se si soffre di particolari disturbi (ad esempio denti sensibili), è bene chiedere al dentista o all’igienista dentale di consigliare il tipo più adatto.


    Igiene orale in gravidanza
    Se si aspetta un bambino occorre curare in modo particolare l’igiene dei denti e delle gengive. Durante l’attesa, infatti, il livello di ormoni femminili presenti nell’organismo si alza. Queste sostanze possono agire sulle gengive rendendole più sottili e delicate. Un’igiene orale non del tutto accurata può quindi favorire sanguinamenti e aumentare il rischio di formazione del tartaro. Per questo durante i 9 mesi è molto importante usare sempre spazzolino, dentifricio al fluoro e filo interdentale ed eseguire un paio di sedute di igiene orale professionale. Il medico può anche applicare un gel al fluoro che può aiutare i denti a essere più "forti". In alcuni casi può consigliare di usare un collutorio al fluoro, la sera dopo avere lavato i denti. A volte il ginecologo e/o il dentista può suggerire l’assunzione di pastigliette di fluoro, che forniscono la quantità necessaria di questo minerale sia per la salute dei denti della mamma, sia per il corretto sviluppo di quelli del nascituro i cui dentini cominciano a formarsi già dal secondo mese di gestazione. Per assicurare al piccolo la giusta quantità di sostanze che facciano crescere i dentini forti e sani, durante la gravidanza è bene inoltre curare l'alimentazione e mangiare alimenti che contengano vitamina C (per esempio agrumi, kiwi, pomodori), vitamina D (latticini, uova, fegato) e calcio (latte e latticini).


    Tartaro: un nemico da eliminare
    In una bocca non ben pulita si sviluppano dei batteri che proliferano sulla superficie dei denti, dando origine alla placca batterica. A lungo andare, soprattutto se non si riesce a eliminare perfettamente i residui di cibo, la placca può "trasformarsi" in tartaro. Con le variazioni del pH della saliva, infatti, la placca costituisce la base su cui si depositano dei minerali (soprattutto calcio e fosforo) che vanno a costituire il tartaro. Esistono in realtà 2 tipi di tartaro: quello visibile (dal colore giallognolo) sulla superficie dei denti e quello che si installa tra la gengiva e il dente (tasche parodontali). Quest’ultimo è il più pericoloso perché crea un’infiammazione costante che può portare con il passare del tempo a un riduzione dell’osso su cui sono fissati i denti, e al rischio di avere denti che ballano o addirittura che cadono (malattia parodontale). Come fare per evitare brutte sorprese? Oltre a seguire una corretta igiene orale a casa, è importante andare dal dentista per la pulizia professionale con rimozione del tartaro, almeno una volta l’anno o secondo le indicazioni del dentista.

    Dolore alla spalla. Gli esercizi utili

    Il sistema di muscoli e articolazioni che regolano il movimento della spalla è definito "cingolo scapolo-omerale" e regola la mobilità reciproca tra il tronco e l'arto superiore.
    È proprio questa mobilità, insieme ad altri fattori, che rende la spalla molto vulnerabile alle lesioni.
    Questa articolazione, infatti, necessita di muscoli "intelligenti" che garantiscano contemporaneamente: forza, resistenza, mobilità e stabilità.
    A volte succede che in conseguenza a movimenti ripetitivi, specialmente con il braccio sopra la testa, l’equilibrio della spalla si modifichi. Di conseguenza alcune delle strutture che la compongono potrebbero andare in conflitto, degenerandosi nel tempo. Il sintomo più frequente è un dolore sulla parte laterale della spalla che spesso si amplifica quando ci si corica per riposare.
    A questo punto dovremmo cercare di riequilibrare l’articolazione con qualche esercizio:
    -      Flettere il busto in avanti, lasciando il braccio rilassato e disteso; eseguire 15 piccoli cerchi con la mano in senso orario e antiorario.
    -      Sedersi correttamente (cioè col busto eretto) su una sedia con un cuscino non troppo spesso e spingere con i palmi della mano verso il basso, schiacciando il cuscino.
    È necessario fare molta attenzione al movimento di ritorno, che deve essere lento e controllato. L’esercizio deve essere ripetuto per 3 serie da 15 volte riposando un minuto.
    -      Posizionarsi in piedi dietro una poltrona e appoggiare i palmi della mano sullo schienale. A questo punto generare per qualche secondo una pressione verso il basso, mantenendo le braccia distese. L’esercizio deve essere ripetuto per 3 serie da 15 volte, riposando un minuto.
    -      Appoggiare la schiena al muro, restando in piedi, generare una pressione con il gomito flesso a 90° contro il muro, cercando di mantenere la spalla bassa. Anche questo esercizio deve essere ripetuto per 3 serie da 15 volte riposando un minuto.
    Dopo aver eseguito per un po’ di tempo questi esercizi (a giorni alterni per qualche settimana) il dolore dovrebbe essersi attenuato, si possono quindi introdurre altri due movimenti, da eseguire col supporto di un elastico.
    Agganciare l’elastico all’altezza del gomito e afferrare la cima opposta con la mano. Mantenendo il gomito appoggiato al fianco, effettuare un movimento di extrarotazione (rotazione verso l’esterno) con la mano. Questo esercizio deve essere ripetuto anche nel senso contrario (rotazione verso l’interno) sempre per 3 serie da 15 ripetizioni.
    Questi esercizi andrebbero eseguiti fino a quando il dolore non è scomparso, anzi sarebbe buona norma utilizzarli anche a livello preventivo in modo da scongiurare al massimo il dolore della spalla.
    Gli imperativi da valutare per la funzionalità della spalla sono diversi. Innanzitutto una buona flessibilità è necessaria per garantire il perfetto equilibrio articolare. Quindi un buon consiglio è quello di fare sempre molto stretching.
    Un modo che permette di capire se l’equilibrio articolare della spalla è precario è quello di eseguire delle intra ed extra-rotazioni con il gomito all’altezza della spalla (90° di abduzione). Se si sentono dei rumori, questi sono l’espressione degli attriti interni e gli esercizi consigliati sono molto utili per ribilanciare la spalla.
    Per ultimo, ma non per importanza, va sottolineato che il fumo aumenta fino a 10 volte l’incidenza alle lesioni tendinee.
    Questi dati permettono di dare un inquadramento iniziale sul sospetto della patologia, comunque è sempre consigliabile rivolgersi a un professionista del settore ed evitare "il fai da te" che nella maggior parte dei casi crea più danno che beneficio.
    Nel’equipe del dott. Porcellini il recupero funzionale segue un iter che prevede un professionista che ha il compito di assistere il paziente in ogni diversa fase recupero, fino a guarigione ultimata. Quindi il successo è garantito da un lavoro di gruppo che parte dal chirurgo, passa per il fisioterapista fino ad arrivare al preparatore atletico che chiude il quadro della guarigione.

    Il botulino a favore della distonia muscolare

    In Italia la distonia muscolare colpisce circa 20.000 persone, si tratta di una malattia che costringe alcune parti del corpo ad assumere posture o movimenti anormali e spesso dolorosi. La distonia può colpire qualunque parte del corpo, braccia, gambe, tronco, collo, palpebre, viso o le corde vocali. In ordine di prevalenza è il terzo tra i disturbi del movimento più diffusi, dopo la malattia di Parkinson e i tremori. La distonia non discrimina: colpisce tutte le razze e tutti i gruppi etnici, non è infettiva né contagiosa e non è una malattia terminale ma, specialmente nelle forme più gravi, è fortemente invalidante e può modificare in maniera sostanziale la qualità della vita di chi ne soffre.
    Le distonie che colpiscono una sola parte del corpo si dicono focali e sono anche conosciute con nomi comuni particolari. È un disturbo del movimento, dovuto a una contrazione prolungata del muscolo, che non risponde ai comandi a causa di una disfunzione dei meccanismi nervosi.
    In pratica, entrano in azione gruppi muscolari antagonisti o distanti, non direttamente interessati nell'esecuzione del movimento, che inducono ad assumere atteggiamenti e posture anormali.
    Peculiarità di questo tipo di disturbo è che compare in seguito all'esecuzione di determinate azioni e non di altre. Un caso tipico è lo spasmo dello scrivano, un particolare tipo di distonia alla mano che impedisce a chi ne è colpito di scrivere o quello del musicista, eppure la stessa persona è in grado di svolgere ogni altra azione con la medesima mano, senza incontrare alcuna difficoltà.

    Per la distonia, malattia rara, non esisto cure se non quelle sintomatiche come le infiltrazioni di tossina botulinica, che mai come in questo caso, viene riscattata dalla sua cattiva fama data dall'utilizzo smodato nella chirurgia di tipo estetico. Il primo utilizzo della tossina botulinica a scopi terapeutici è stato effettuato nel trattamento dello strabismo congenito. Da allora, grazie alle ricerche sempre più approfondite, la sua applicazione si è estesa ad un'ampia gamma di disturbi neurologici, tanto che attualmente molti centri in Italia ricorrono al suo incredibile potenziale per trattare, dopo una lunga lotta fatta dall'A.R.D. da poco più di un anno, l'Agenzia Italiana del farmaco (AIFA) ha esteso l'applicazione della tossina botulinica a tutte le forme di distonia.

    Trattamenti estetici? Meglio dopo il tramonto

    A fine giornata, è inevitabile sentirsi stanchi. Ed è perfettamente comprensibile che l’ultima cosa che si abbia voglia di fare sia pensare alle creme per il viso o per il corpo. Eppure da oggi dobbiamo sapere che comportarci così, lasciarsi sopraffare dalla pigrizia e rinunciare ai trattamenti di bellezza, è un errore. Già, perché al contrario di quanto accade durante il giorno, dopo il tramonto (tra la sera e la notte fonda) la pelle è assai più ricettiva. E rende più efficaci i cosmetici.



    Più ossigeno ai tessuti durante il sonno

    Le ragioni alla base di questa particolare condizione della cute sono almeno due. Primo, smette di essere esposta agli agenti atmosferici (sole, freddo, smog) ed è più rilassata perché siamo lontani dalle ansie e dallo stress del lavoro. Secondo, la fase che anticipa il sonno coincide con un momento cruciale per il nostro corpo: durante il riposo, il sangue affluisce meglio ai tessuti, rifornendoli di ossigeno e consentendo alla pelle di liberarsi dalle sostanze di scarto, riparare le cellule danneggiate e fabbricarne di nuove. Insomma, si creano le condizioni ideali per far arrivare a fondo i principi attivi dei cosmetici.



    Maschere, impacchi e…

    Pensare che questo discorso sia circoscritto esclusivamente al pubblico femminile, è un errore.

    Come dimostrano le statistiche sul mercato della cosmetica, l’interesse degli uomini cresce di anno in anno. E il giro di affari collegato ai prodotti di bellezza declinati al maschile è ormai di tutto rispetto.

    Detto questo, vale la pena di capire quali sono in concreto i trattamenti da fare dopo il tramonto. Anzitutto quelli che hanno bisogno di più tempo per agire e maggiori attenzioni: impacchi e tinture per capelli, maschere per il viso e fanghi anticellulite. Ma anche quelli rilassanti, perfetti per conciliare il sonno: bagni con oli essenziali, pediluvi seguiti da un automassaggio alla pianta dei piedi. Il favore delle tenebre è alleato anche di quei trattamenti un po’ irritanti, che arrossano la pelle: depilazione delle gambe, sfoltimento delle sopracciglia e pulizia del viso (ma anche le creme al retinolo, all’acido glicolico e salicilico), tutte operazioni dopo le quali un pò di riposo non può che giovare alla cute.

    Bellezza, 9 falsi miti da sfatare

    Dalle ricette della nonna al passaparola tra amiche, la cosmetica e il mondo della bellezza in genere è uno di quelli più caratterizzati da luoghi comuni e falsi miti duri a morire. Vediamo allora di sfatare quelli più conosciuti, a colpi di ricerche scientifiche.


    Le smagliature si frenano con il burro di cacao o l’olio di oliva.

    Non è così. Le smagliature si manifestano quando la pelle si dilata velocemente (come nel caso della gravidanza, per esempio) e si rompono le fibre di elastina e collagene che normalmente la sostengono. Negli altri casi le smagliature dipendono da una predisposizione genetica. Le smagliature si formano sotto lo strato superiore della pelle, dove sia il burro di cacao che l’olio di oliva non possono arrivare. Al massimo, possono sedare il prurito che si manifesta quando la pelle si dilata.


    100 colpi di spazzola rendono lucidi i capelli

    Sono decisamente troppi! Se tiri troppo i capelli, questi si possono spezzare; mentre al contrario, passare la spazzola in modo delicato qua e là, contribuisce a renderli lucidi.
    Il motivo? Il grasso naturale si distribuisce dal cuoio capelluto fino a tutta la lunghezza del capello. Spazzolare dolcemente i capelli contribuisce anche a rimuovere le impurità e stimolare la circolazione del sangue.


    Il dentifricio aiuta a sbarazzarsi dei brufoli da troppo sole

    È vero, ma il dentifricio non serve dopo una seduta di lampada Uva o per farsi una maschera dopo-sole. Il dentifricio contiene mentolo che può aiutare ad asciugare i brufoli, mentre gli altri ingredienti possono irritare la pelle. Il consiglio? Meglio orientarsi su prodotti specifici che potrete trovare in qualunque farmacia.


    Dormire supina con un cuscino di raso aiuta a prevenire le rughe

    C’è un fondo di verità in questo falso mito. È vero che invecchiando le fibre di collagene e elastina si rompono e, quindi, che se si affonda il viso nel cuscino si possono notare segni più evidenti nel lato in cui si dorme più spesso. Insomma, imparare a dormire sulla schiena può in minima parte contribuire a risolvere il problema, ma non possiamo certo dire che si tratti della soluzione definitiva all’avanzare delle rughe.


    Risciacquare i capelli con la birra li rende più corposi

    Potrà anche servire a rafforzare il fusto del capello, ma se ricorrerete a questo metodo non vi libererete dall’odore della birra nella testa per diverse ore.
    Volete un consiglio? Meglio optare per uno shampoo volumizzante: risultati garantiti.


    La maionese sui capelli li rende più lucidi

    Lasciate perdere: la maionese è grassa e potreste non liberarvene più. Molto meglio quest’alternativa che vi proponiamo noi. Potete tranquillamente prepararla in casa. Fate così: a una tazza di maionese aggiungete un cucchiaino di estratto di vaniglia (che toglie l’odore forte di maionese) sui capelli asciutti. A questo punto coprite la testa con un asciugamano caldo e lasciate in posa per 20 minuti. Prima di mettervi sotto la doccia, applicate una generosa dose di shampoo e massaggiate per alcuni minuti. Quindi, aggiungete acqua. Infine sciacquate con acqua fresca: avrete capelli decisamente più lucenti e morbidi del solito.<br /

    Se si stacca un capello bianco ne crescono 10 di più

    Altro falso mito assolutamente privo di fondamento scientifico. La realtà è una sola: se si strappa un capello dalla sua radice, al massimo ricrescerà nello stesso punto. Se proprio volete averla vinta una volta per tutte sui capelli grigi, andate piuttosto da un buon parrucchiere e fatevi fare una tinta come si deve...


    I capelli crescono di più in estate che inverno

    Se è vero, questa crescita estiva è quasi impercettibile.
    E’ vero, invece, che una crescita più rapida c’è durante la gravidanza, ma è giustificata da un motivo preciso: l’aumento degli ormoni.


    Bere acqua aiuta la pelle a non diventare secca

    Ciò che rende la pelle umida è il grasso, non certo l’acqua. L’acqua aiuta gli organi vitali a funzionare correttamente e la disidratazione può rendere la pelle spenta; ma la vostra pelle potrebbe continuare a apparire secca anche se improvvisamente vi metteste a bere otto bicchieri al giorno.


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