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    IL TRUCCO DA SPOSA: ALCUNI CONSIGLI UTILI

    “Com’era la sposa?”. È questa la domanda più ricorrente che viene posta agli invitati di un matrimonio ove la curiosità e le aspettative sono in gran parte legate all’apparizione della sposa, al suo abito, alla sua acconciatura e, naturalmente, al suo trucco. Ad una sposa tutto è permesso: posticci, estensioni, ciglia finte, unghie finte, sottogonne, tacchi alti, tutto lecito perché lei figuri non solo come la più bella e la più elegante della giornata ma di sempre. Nell’economia di un matrimonio il trucco è una voce che può essere più o meno importante. La stessa scelta può essere operata in modi diversi: c’è chi accoglie il suggerimento del proprio parrucchiere che propone la sua estetista, non sempre specializzata nel make-up, e c’è chi decide di provare tre o quattro diversi truccatori professionisti prima di scegliere a quali mani affidare il proprio viso il giorno delle nozze.
    Va da sé che il trucco è un artificio estetico soggettivo, legato al gusto, all’aspetto fisico, al carattere, al vestito che si indossa, al genere di matrimonio da realizzare. Vi sono tuttavia delle regole cui sarebbe opportuno attenersi. Non truccarsi da sole, anche se si ritiene di possedere una “buona mano”. Nel giorno del matrimonio, infatti, l’emozione può giocare brutti scherzi. Meglio, quindi, affidarsi ad una mano esperta e professionale, possibilmente a chi è in grado di far sentire ed apparire più belle le spose di quanto non lo siano nella vita di tutti i giorni. Il truccatore dovrà studiare un make-up in base all’aspetto fisico e alla personalità: inutile creare un’immagine aggressiva su una donna timida o un trucco acqua e sapone su una donna particolarmente sexy. Il truccatore dovrà rispettare il gusto della donna, mediando tra quello che gli viene richiesto e ciò che consentirà di renderla veramente più bella. Il truccatore dovrà lavorare in sinergia con lo stilista dei capelli per coordinare gli interventi: un make-up finalizzato ad “accorciare” il naso risulterà inutile se il parrucchiere avrà creato una frangia compatta che copre la fronte o una riga centrale. In questi casi infatti si rischia di avere un effetto opposto a quello ricercato. La prova del trucco dovrà essere effettuata in corrispondenza dei tempi e degli orari della cerimonia. Si potrà così verificare la durata dell’operazione di make-up ed osservarne la riuscita con la stessa intensità di luce che ci sarà al momento della cerimonia. Sarebbe auspicabile che la prova del trucco venga effettuata immediatamente dopo la prova dell’acconciatura e possibilmente indossando abito e gioielli che verranno indossati per la cerimonia, in modo tale da poter fare una valutazione globale dell’aspetto. Verificare la resa del trucco su fotografie da scattare dopo la prova. Se il servizio fotografico delle nozze prevede anche scatti in bianco e nero, tenere presente che in queste ultime il trucco tende ad alleggerirsi almeno del 40%. Persuadere lo sposo a ricorrere anch’egli ad un trucco specifico (Il trucco per gli uomini), per appianare il contrasto estetico con la sposa, specialmente nelle fotografie. Raccomandare al truccatore la massima puntualità: l’operazione di make-up dovrà essere effettuata con calma e nei tempi necessari. Chiedere al truccatore di essere accompagnato da un assistente che possa aiutarlo ma anche provvedere all’eventuale necessità di trucco per terzi, come madre, sorella ecc. senza che il truccatore distolga l’attenzione dalla sposa. Non esitare nel segnalare al truccatore eventuali imperfezioni che potranno essere esaltate dalle fotografie. Se il truccatore non sarà presente durante e dopo la cerimonia, richiedere i suggerimenti necessari per piccoli ritocchi di trucco da effettuarsi soprattutto prima delle fotografie di rito La prova del trucco dovrà essere effettuata in corrispondenza dei tempi e degli orari della cerimonia. Si potrà così verificare la durata dell’operazione di make-up ed osservarne la riuscita con la stessa intensità di luce che ci sarà al momento della cerimonia.

    IL TRUCCO PER LE GIOVANISSIME

    Trucchi a cura di Paolo Panczyk Per ogni ragazza, ad una certa età, arriva il momento in cui si avverte la voglia di crescere, di apparire diversa, di vedersi più grande, di “sentirsi una donna”. Così, un po’ per gioco e un po’ per scelta si inizia ad intervenire sulla propria immagine, prima timidamente e poi con sempre maggiore convinzione: si provano e si riprovano vestiti, le scarpe con tacco o a décolleté, le acconciature dei capelli e quindi i trucchi; tutti strumenti che permettono di entrare di diritto o per “apparenza” nell’ambito mondo degli adulti. Il trucco è uno degli artifici che le adolescenti sperimentano per primi, grazie anche alla facilità con la quale si possono procurare ed applicare di nascosto dai genitori. Ogni mamma o parente, infatti, ha nel cassetto qualche rossetto, dei correttori, mascara già usati e matite; non sarà facile, per lei, accorgersi che manca qualcosa tra la propria, ricca dotazione. E accade così che ci si imbatte, per strada o al bar, in “bambine/donne” con le guance rosse e gli occhi bordati di nero. Nell’adolescenza, la pelle non è sempre perfetta, congestionata com’è dalla fase della crescita, segnata da qualche foruncolo qua e là. La presenza di tali inestetismi viene spesso vissuta, fin dalla adolescenza, come un ostacolo nei rapporti, qualcosa di cui vergognarsi, qualcosa che si vorrebbe far scomparire d’incanto. E allora giù fondotinta e ciprie pressate, con la speranza di coprire ciò che non piace e che non si vorrebbe far vedere. Con risultati che, nella maggior parte dei casi, somigliano a maschere grottesche, indossate da adolescenti convinte che il trucco le abbia rese interessanti e soprattutto “donne”. Ma qual è il trucco adatto alla giovane età? Ecco alcuni utili consigli. - Dopo aver applicato il trattamento per la pelle consigliato dalla estetista, applicare un velo di Mixer base, una base cerosa che isola la pelle dal make up e favorisce un risultato naturale, elastico e duraturo. - Applicare poi un correttore beige simile al colore della propria pelle, non fluido, ma in crema ben coprente, cioè ricco di pigmento, solo sui brufoli o sulle eventuali macchie da coprire (occhiaie comprese). - In caso di macchie rosse, unire il correttore beige di base, con una punta di correttore verde. - In caso di macchiette gialle unire al correttore beige di base, del correttore lilla. - In presenza di zone leggermente bluastre (occhiaie, etc) al correttore di base beige aggiungere una punta di correttore arancio, per ottenere una base perfettamente compatta senza appesantirla. Questa tecnica utilizza la complementarità dei colori che, unita al potere coprente dei correttori, permetterà di ottenere l’annullamento totale delle varie macchie della pelle. - Usare un pennellino per applicare i correttori solo ed esclusivamente sulle macchie da coprire. Una volta applicato tamponare il correttore con un altro pennellino perfettamente pulito. - Prendere una spugnetta di gommapiuma molto compatta, bagnarla, strizzarla bene e asciugare con un kleenex, in modo da ridurre al minimo la quantità d’acqua dentro di essa. - Usare un fondotinta stick a base cerosa, diluirlo con un po’ di Mixer e tamponando con la spugnetta, applicarlo su tutto il viso, anche sopra il correttore. Si otterrà così una base compatta e uniforme e naturale ma non stratificata. Se in alcune zone c’è bisogno di maggior copertura applicare, solo su di esse, il fondo stick puro (sempre tamponato con la spugnetta ) senza diluirlo con il mixer; si otterrà così un effetto più coprente. Usare ora un velo di cipria di ottima qualità (se la cipria è troppo ricca di talco, costa meno ma appesantisce il make up e fa ottenere una base pesante ed evidente). - Tamponare tutto il viso con un piumino di velluto - Passare sul viso un pennellone perfettamente pulito (di grandi dimensioni, tipo quello che si usa per le terre), come se si volesse rimuovere la cipria applicata. Questo passaggio permetterà di alleggerire lo strato di cipria, togliendone l’eccesso e alleggerendo così la stratificazione e l’effetto “trucco pesante”. - A questo punto, è consigliabile nebulizzare un velo di acqua Evian su tutto il viso, ed attendere per pochi secondi che asciughi; ciò serve ad eliminare l’effetto ciprioso/polveroso che lascia la cipria ed ottenere così una base naturalissima. Pubblicità La sopracciglia ha un’importanza vitale, ma attenzione: nell’incertezza sull’intervenirvi da sole, è bene affidarsi ad un truccatore. È bene sapere che la forma delle sopracciglia incide sull’occhio ma anche su tutto il resto del viso: la sua forma modifica, per effetto ottico, anche il naso, la mascella e la forma del viso intero. Bisogna essere degli esperti visagisti per decidere qual è la sopracciglia adatta ad ogni viso. Una volta che il truccatore avrà individuato e “disegnato” la linea adatta, man mano che i peli ricresceranno sarà più semplice mantenerne la forma. Per gli ombretti la scelta è libera e il “gioco” è lecito; se si dimostrerà qualche anno in più di quelli anagrafici, poco male. Bisogna sapere, però, che se verranno applicati i colori nello spazio che va tra la ciglia superiori e la piega naturale dell’occhio si otterranno trucchi “tranquilli”, cioè poco evidenti. Viceversa, se verrà superata la piega naturale della palpebra, applicando il colore tra la piega e la sopracciglia si otterrà un trucco molto evidente. Alcuni, semplici accorgimenti. Un eyeliner, anche colorato, applicato all’attaccatura delle ciglia superiori consente di ottenere uno sguardo profondo e intenso. Il Mascara deve essere tassativamente nero; se si vuole, si può applicarne uno colorato (magari dello stesso colore dell’eyeliner) solo sulle punte. Niente fard e terre in presenza di brufoli! Applicando i prodotti citati, infatti, si otterrà di colorare le punte dei brufoli facendoli ricomparire. Anche in assenza di brufoli, comunque, usare il fard con moderazione: più gli zigomi sono colorati, più gli occhi vengono nascosti! Sulle labbra vanno bene lucidi colorati che danno carnosità, luminosità, ma sono idonei alla giovane età. Ultimo, prezioso suggerimento: meglio poco che troppo trucco!

    RELAZIONE DI COPPIA E SESSUALITÀ

    Può essere il buon segnale dell’intimità che vige tra i partner. In questo caso i sentimenti di amore ed il desiderio vanno di pari passo dando un grande contributo all’armonia della relazione. Non è sempre al servizio di una vicenda qualitativa. In molte coppie il sesso ha altre valenze e ne risaltano le sue funzioni non sessuali. C’è chi gli attribuisce la funzione di sonnifero. Chi di sedativo. Chi di antidepressivo. Chi, anche, di momento di rassicurazione e di possesso. In quest’ultimo caso il sesso è una mina vagante che difficilmente porta ad entrambi piacere e quindi sintonia. Occorre distinguere tra sesso e sessualità Molte coppie, infatti, fanno sesso senza riuscire ad esprimere una sessualità piacevole. Quest’ultima è fatta di ingredienti che vanno ben oltre il coito, rispettando tutti i suoi momenti preparatori: di gioco, di comunicazione, di intimità. Tra queste coppie vi sono quelle nelle quali il sesso ha la funzione di sanatoria di litigi aspri e delle conseguenti tensioni. Vi sono anche quelle nelle quali uno dei due partner gli attribuisce la funzione di essere una prova dell’amore dell’altro nei suoi confronti. Insomma, malgrado il sesso sia necessario alla vita di coppia, non è sufficiente . Occorre che gli sia dato il dovuto spazio, la dovuta attenzione, la dovuta cura, perché sia funzionale al piacere e alla felicità della coppia. Di fatto la sessualità si prepara fuori dal letto, negli atteggiamenti della vita quotidiana . E’ molto difficile che essa sia un vero terreno di incontro quando lo scontro, l’ostilità, la lotta per il potere o per affermare il proprio ruolo sono nel repertorio consueto dei partner. Evidentemente ancor più problematica è la situazione in cui tra i partner non c’è più sesso e, di solito, neppure intimità. Questo distacco, che nasce da un disimpegno emotivo e lo alimenta, porterà i due attori sempre più lontani uno dall’altro anche nelle cose della vita quotidiana.

    LA DIETA RINFRESCANTE

    Per chi vive in città l’arrivo del caldo – complice l’inquinamento ambientale - può rappresentare più un fastidio che un piacere. Tanto che la maggioranza delle persone cercano ormai di rimanere all’aperto il meno possibile, rintanandosi nel freddo, non sempre sano, dei locali climatizzati. Per rinfrescarsi, però, non esistono solo i condizionatori o i ventilatori: anche una corretta alimentazione basata sulla scelta dei cibi più salutari e su alcune semplici regole può aiutare. La sete ha un centro In estate aumenta il fabbisogno d’acqua, mentre diminuisce quello di cibo. L’organismo, infatti, consuma più acqua a causa dell’aumento della traspirazione, indispensabile per mantenere costante la temperatura corporea. Per fare un esempio, col salire della temperatura esterna da 24 a 31 gradi, raddoppia la perdita d’acqua attraverso la pelle. Ma cosa succede quando si ha sete? La voglia di bere è controllata da una ghiandola del cervello, l’ipotalamo, nella quale c’è una piccola area chiamata “centro della sete”, che funziona come un centralino. Da una parte riceve segnali di mancanza d’acqua da parte delle cellule (in particolare le nervose) che cominciano a disidratarsi, o dalle mucose che si seccano, dall’altra invia segnali ad altre parti del cervello che daranno l’ordine di bere, facendo sentire assetati. Una volta a stomaco pieno, dalle pareti di questo partiranno segnali “di sazietà” verso l’ipotalamo, e la sete passerà. Perciò, senza aspettare di essere assetati è utile bere almeno due litri d’acqua al giorno, sotto forma anche di spremute, tè, tisane, centrifughe. È un luogo comune quello che bere col caldo fa sudare di più: l’acqua in eccesso viene secreta dal rene e non certo dalla pelle. La produzione di sudore serve invece a rinfrescare. A tavola con leggerezza È facile accorgersi che per l’organismo il caldo è uno stress. Per non affaticarlo ulteriormente conviene preferire alimenti digeribili e poco calorici: evitare perciò cibi grassi, fritti, salse e intingoli vari, preferendo piatti leggeri, cucinati semplicemente (al naturale oppure al vapore, al cartoccio o alla griglia). Tra i cibi di origine animale, sì a pesce, carni magre, ricotta e formaggi freschi. Gli alimenti decisamente salati, non solo salumi e insaccati ma anche formaggi stagionati e cibi conservati, cracker e focacce col sale a vista, andrebbero consumati con parsimonia. Difatti il sodio presente nel sale trattiene i liquidi nel corpo, con l’effetto di gonfiare la pancia. L’azione del sodio è bilanciata dal potassio, minerale contenuto in abbondanza in frutta e verdura (in particolare: kiwi, banane, albicocche, anguria, patate, spinaci, indivia, carciofi), il cui consumo aiuta perciò a ridurre il gonfiore. Freschezza in tutti i sensi In estate quando si fa la spesa è meglio seguire la regola del “poco e spesso”: il caldo è infatti nemico della conservazione e tutti i cibi deperiscono prima. Inoltre negli alimenti di origine animale si aggiunge il rischio di contaminazioni batteriche: meglio consumarli entro 24 ore al massimo, per non incorrere in possibili disturbi gastrointestinali. Tra l’altro, solo con la freschezza si può approfittare appieno di tutte le virtù salutari che la grande varietà di frutta e verdura di stagione garantisce: minerali, vitamine e sostanze antiossidanti. Ogni giorno, è bene consumarne più porzioni (2-3 di frutta e 2-3 di verdura): l’organismo può assorbire solo piccole quantità di vitamine alla volta ed è nutrizionalmente sbagliato concentrare in un’unica razione tutta la frutta o la verdura del giorno. Pubblicità È consigliabile preparare pietanze fresche anche dal punto di vista delle temperatura. Si può rendere più rinfrescante il menu di tutti i giorni inserendogli un piatto refrigerato come una crema di verdure o di legumi (ad esempio il gazpacho spagnolo), un’insalata di cereali (ad esempio il tabbouleh libanese), oppure un dessert a base di yogurt o un sorbetto alla frutta (meglio se fatto in casa e senza zuccheri aggiunti). Magari bevendoci sopra un infuso rinfrescante come quelli proposti sotto. Consigli per i più giovani Se gli adulti soffrono il caldo, i bambini – anche a causa di un sistema di termoregolazione non del tutto sviluppato – ne soffrono ancora di più. Pure per loro, quindi, è importante scegliere cibi leggeri e poco grassi. Oltre a un buon consumo di frutta a verdura, attenzione al bere: i bambini piccoli rischiano più facilmente di disidratarsi perché “si dimenticano” di avere sete: è bene ricordarglielo, offrendogli spesso un sorso d’acqua. Un esempio di menu giornaliero estivo. Nella prima colazione si può sostituire il latte vaccino con alternative fresche e salutari come lo yogurt o il latte di riso o di soia (addizionati di calcio). La frutta fresca non dovrebbe mancare al mattino, si può scegliere tra spremute, frullati, frutta al naturale o in macedonia, e poi una o due fettine di pane e marmellata. Per gli spuntini di metà mattina e pomeriggio, preferire frutta o piccoli panini leggeri: col pomodoro e ricotta, ad esempio. Meglio evitare i classici panini con salumi e insaccati o con formaggi stagionati: cibi decisamente invernali, troppo grassi e salati. Il pranzo sarà sostanzioso ma non pesante: non devono perciò mancare i carboidrati complessi derivati dalla pastasciutta e da altri cereali, meglio se integrali, quali riso, orzo e così via, conditi con verdure o sughi semplici. Molto pratici sono i piatti freddi unici quali le insalate di pasta o di cereali in chicchi conditi con verdure crude o cotte e con piccole quantità di alimenti proteici di origine vegetale come i legumi (soia, piselli e così via, da consumare preferibilmente 2-3 volte a settimana) oppure animale come uova, formaggi freschi, tonno al naturale. Infine la cena, più leggera del pranzo. Sarebbe consigliabile abituare i giovani ad aprire il pasto con un piatto a base di rinfrescanti verdure cotte o crude, quali passati o creme ai pomodori, insalate o pinzimoni. Facendolo poi seguire da secondi piatti di pesce o carne, cucinati con pochi grassi e facilmente digeribili. Non si dimentichi che anche una digestione laboriosa è faticosa, e fa sudare di più. RINFRESCARSI BEVENDO Ecco le ricette per tre squisiti infusi aromatici adatti per l’estate, dalle capacità rinfrescanti, rimineralizzanti e toniche. Da sorseggiare caldi, tiepidi o anche freddi. Miscela digestiva Melissa 30, Finocchio 30, Anice 30, Liquirizia 10. Di colore giallo e dall’aroma gradevolmente speziato, un infuso ideale da bere dopo i pasti, al posto del caffè. Miscela mediterranea Menta 25, Basilico 25, Santoreggia 20, Equiseto 20, Aneto semi 10. Di colore ambrato, dal sapore molto fresco, dissetante, un infuso decisamente tonico, ma non eccitante. Qualche foglia di menta fresca lo rende ancora più rinfrescante. Miscela profumata Karkadè, Verbena odorosa, Arancia scorze dolci, in parti uguali. Di colore rosso, unisce l’azione rimineralizzante del karkadè a un intenso aroma, aspro e dolce allo stesso tempo. L’aggiunta di frutta lo arricchisce di note più dolci. Per prepararne più tazze: versare un cucchiaio in un litro di acqua bollente. Per una tazza: un cucchiaino in un quarto di litro d’acqua. Spegnere il fuoco e lasciare in infusione per cinque minuti. Filtrare e berne più tazze al giorno, aggiungendo a piacere del miele o della frutta a pezzi. È possibile preparare l’infuso al mattino per tutto il giorno, si può anche refrigerare in frigo o al momento con del ghiaccio.

    LA TERAPIA OMEOPATICA PER LA POLLINOSI

    La pollinosi, conosciuta comunemente come “raffreddore da fieno” (rinite allergica) è la più frequente tra le allergopatie (sindromi allergiche stagionali). È un’infiammazione acuta o cronica delle mucose delle alte vie respiratorie e degli occhi causata da un’anomala sensibilità ai pollini. Chi soffre di pollinosi normalmente inizia ad avvertire i primi sintomi sempre nello stesso periodo dell’anno che è quello che coincide con la fase di produzione dell’allergene specifico. In Italia la stagione dei pollini va da fine marzo fino ai primi di settembre raggiungendo il picco massimo tra maggio e giugno. I responsabili dei pollini sono le anemofile, cioè le piante che utilizzano il vento per diffondere il polline alle altre piante distanti. I fenomeni di pollinosi si possono presentare anche in altri periodi dell’anno, da gennaio ad ottobre. Questo avviene perché i cambiamenti climatici hanno portato a delle variazioni del ciclo di vita delle piante con conseguente aumento dei tempi della collimazione. In generale, le famiglie botaniche coinvolte sono le Composite (Ambrosia) con fioritura estivo-autunnale, le Urticacee (Parietaria) a fioritura estiva, Betulla Nocciolo e Ontano tra febbraio ed aprile e le Graminacee con fioritura da fine marzo a settembre con un picco tra maggio e giugno. Chi soffre di pollinosi ha una sensibilizzazione verso quell’allergene, più precisamente verso gli antigeni che si trovano sulla superficie dei pollini. Gli antigeni innescano una reazione immunitaria e vengono prodotti particolari anticorpi, le immunoglobuline di classe E (IgE), che aderiscono alla superficie di alcune cellule dalle quali vengono prodotti mediatori chimici. Quando gli antigeni raggiungono le mucose degli organi colpiti si incontrano con gli IgE e si innesca un processo infiammatorio che causa la sintomatologia propria della pollinosi. La sensibilizzazione ad un allergene può prodursi in tutti gli individui anche se alcuni soggetti sono maggiormente predisposti. In generale è presente una importante componente ereditaria. Un ruolo importante nelle riniti allergiche è rappresentato dal clima. In un giorno freddo, nuvoloso, senza vento e pioggia il paziente non avverte il disturbo; al contrario quando fa caldo, ci sono sole e vento e l’aria è secca la manifestazione allergica esplode. Alcuni soggetti sono estremamente ricettivi all’umidità. In questo caso la sintomatologia allergica si aggrava nei giorni umidi e piovosi. I sintomi tipici della pollinosi sono: occhi infiammati, lacrimazione, arrossamento delle congiuntive, prurito al palato, al naso, alla gola e agli occhi, insonnia, stanchezza, irrequietezza, rinorrea acquosa. Tipici della pollinosi sono gli starnuti che si presentano all’improvviso e si protraggono anche per un paio d’ore. È presente anche una tosse stizzosa, spesso notturna, con sibili e difficoltà respiratoria. Una complicanza della pollinosi è l’asma bronchiale che colpisce il 20-30% delle persone che soffrono di raffreddore da fieno. Nei Paesi occidentali c’è stato un forte aumento delle allergie ma le cause di questa maggiore frequenza non sono ancora note. Quello che invece è emerso da numerosi studi è che nello sviluppo di sintomi allergici giocano un ruolo fondamentale lostress e gli aspetti emozionali. Il sistema immunitario è infatti in contatto con il sistema nervoso centrale, in una interdipendenza per la quale i due sistemi comunicano tra loro in modo preciso e reciproco. Un particolare stato emotivo può quindi influenzare le reazioni allergiche di un individuo. Inoltre l’ipersensibilità che alla base della reazione allergica simboleggia, a livello psicosomatico, una vulnerabilità, un’ipersensibilità appunto nei confronti di ambiti, relazioni ed elementi esterni. Il trattamento omeopatico risulta molto utile nella cura della pollinosi. I rimedi possono essere usati sia in fase preventiva sia in fase acuta. Il primo importante vantaggio di una terapia omeopatica è l’assenza di effetti collaterali che si presentano spesso con le cure allopatiche come la sonnolenza e i disturbi dell’attenzione. Un altro importante vantaggio è l’assenza di tossicità dei rimedi che possono essere indicati per qualsiasi età. Spesso la terapia omeopatica viene prescritta in associazione ai farmaci tradizionali. Lo studio accurato di sintomi, manifestazioni è un inquadramento globale del problema allergico che genera un controllo ed un monitoraggio sui sintomi aumentando la conoscenza della patologia e del proprio corpo. Se accuratamente individuati, i rimedi scelti possono essere sufficienti per la gestione della sintomatologia e per accompagnare il paziente verso la guarigione. La cura omeopatica aiuta anche a ridurre le fluttuazioni cliniche e sostiene il paziente sviluppando la sua capacità di autoguarigione. Nella pratica omeopatica esistono dei preparati che possono essere utilizzati sia a scopo preventivo sia nella fase acuta. Il più utilizzato è Pollens, un composto di pollini di varie origini diluiti. Se viene utilizzato in via preventiva andrà assunto una o due volte alla settimana due mesi prima del periodo della pollinazione. Pollens è utile anche nella fase acuta: la posologia di base sono 5 granuli al giorno (al mattino o alla sera) alla 30 CH. Per quanto riguarda i rimedi unitari Allium cepa si utilizza nei raffreddori allergici con forte infiammazione nasale e violenti attacchi di starnuti accompagnati da mal di testa. È presente rinorrea abbondante con scolo nasale irritante e acre. L’infiammazione produce escoriazioni diffuse sulle ali nasali e sul labbro superiore. Sono presenti anche secrezioni oculari ma non brucianti. La crisi allergica scoppia spesso nei locali chiusi e caldi mentre migliora all’aria fresca e peggiora verso sera. Questo rimedio può essere utilizzato anche in associazione con altri rimedi complementari, sia nelle sindromi allergiche che in quelle infiammatorie. Quando la rinite si manifesta con forte infiammazione nasale con secrezioni dense, bruciore e starnuti il rimedio d’elezione è Arsenicum album. La rinite tipica di arsenicum è caratterizzata da uno scolo nasale acquoso con ostruzione nasale. Tutto brucia: occhi, vie respiratorie, narici. Spesso la rinite allergica è accompagnata da manifestazioni cutanee (orticaria o eczema). Tutti i sintomi migliorano con il calore (ambiente caldo, impacchi caldi ecc.). Quando l’allergia si concentra sugli occhi il rimedio indicato è Euphrasia. La pollinosi si accompagna ad una tipica congiuntivite con fotofobia, lacrimazione, irritazione e bruciore oculare. Al contrario di Allium, il raffreddore di questo rimedio è meno forte e non bruciante. Il paziente peggiora nella posizione supina. Sabadilla è il rimedio tipico delle riniti con scolo acquoso, lacrimazione degli occhi e dolori frontali. È presente una forte ipersensibilità al freddo e migliora con il caldo. Caratteristica tipica del rimedio è il prurito del velo palatino; il paziente è costretto a grattare il palato con la lingua per alleviare il prurito. La rinorrea è abbondante e associata a bruciore e ostruzione delle narici. Il paziente ha un’ipersensibilità dell’olfatto. Tutti i sintomi peggiorano con il freddo e con l’odore dei fiori mentre migliorano con il calore e le bevande calde. Sticta pulmonaria ha un’azione specifica sulle mucose respiratorie. La sensazione che lamenta il paziente è quella di naso ostruito e dolore alla radice del naso stesso. È presente anche una tosse stizzosa, insistente e continua soprattutto la notte che provoca dolori ai seni frontali. P Dulcamara si utilizza per le rinofaringiti e le febbri da fieno che compaiono a fine estate e in autunno. Il rimedio agisce soprattutto per quelle riniti che peggiorano il quadro sintomatologico con il clima umido e piovoso. La rinite di dulcamara è caratterizzata da ostruzione nasale che si manifesta dopo l’esposizione al freddo umido. Il paziente ha la sensazione di avere del muco nell’ipofaringe con sensazione di raschio in gola. I disturbi sono accompagnati da una sensazione di freddo. I sintomi peggiorano con la pioggia e l’umidità mentre migliorano con il caldo e il movimento. Nux vomica è il rimedio adatto quando il paziente soffre di una rinite spasmodica con starnuti a ripetizione a risveglio o durante la giornata. Il naso è ostruito la notte e cola abbondantemente durante il giorno. Nux è un soggetto irritabile, nervoso, impaziente che non tollera alcun tipo di ostacolo. Pulsatilla cura la coriza acuta e quella cronica con muco giallo che peggiora con il caldo e migliora all’aria aperta.Il naso è ostruito la notte mentre c’è secrezione al mattino. Pulsatilla ha un carattere dolce, sensibile ed emotivo. Per i rimedi descritti sono indicate le basse potenze (dalla 5 alla 30 CH) soprattutto nella fase acuta. L’azione di alcuni di essi è valida anche come prevenzione; in ogni caso sarà sempre il medico curante a stabilire la posologia e le potenze adatte in base agli specifici quadri sintomatologici.

    Bicicletta. Consigli primi di mettersi in sella

    Malgrado l’andare in bicicletta non sia un’attività naturale come la corsa, sembra comunque che il pedalare faccia parte del nostro DNA, infatti, una volta imparato il gesto atletico, non lo si scorda più.Anche se con il tempo si affievolisce, la bici è "il primo amore" per bambini e bambine di tutto il mondo ed è il piacere spensierato di quando si era bimbi che rinasce tutte le volte che ci si rimette in sella. Se durante l’inverno il freddo e il buio sono da ostacolo alla sua pratica, con l’arrivo della bella stagione non ci sono scuse: date una bella spolverata alla vostra bici, fatele fare un "tagliando" al punto di assistenza a voi più vicino e poi: viaaaaaaaaaaaaa! Sulle strade si vedono sempre più ciclisti che assomigliano a veri e propri professionisti per il loro abbigliamento: biciclette fiammanti, pantaloncini, maglia, scarpette, casco e occhiali tutto abbinato. Non fatevi intimorire: anche pedalando su una "Graziella", potrete ottenere tutti quei fantastici benefici propri del ciclismo. Il pedalare è un’attività aerobica, conseguentemente, pianificando 2-3 uscite settimanali, si potranno avere miglioramenti a livello del sistema cardio-circolatorio (con il miglioramento della circolazione sanguigna, la riduzione di glicemia, colesterolo e pressione arteriosa), si potrà tenere sotto controllo il proprio peso e l’umore sicuramente toccherà le stelle. Chiaramente nel contesto di una gara, il mezzo può fare la differenza, ma per allenarsi non è necessario avere una bicicletta che costi quanto una macchina, l’aspetto veramente importante è che sistemiate il vostro assetto, ovvero posizioniate in modo corretto la sella e il manubrio. Spesso il posizionamento sulla bici viene sottovalutato, in verità è di fondamentale importanza: fareste una maratona indossando un paio di scarpe più piccole di due numeri rispetto al vostro? Sicuramente no. Per la stessa ragione la sella della bici non deve essere né troppo bassa da pedalare "con le ginocchia in bocca", né troppo alta da costringere il bacino a basculare per riuscire arrivare con piede al punto morto inferiore della pedalata. Generalmente i negozi in cui vendono le bici, propongono anche la "messa in sella", quindi per essere sicure di pedale bene, consiglio caldamente di approfittare della loro esperienza. Per quanto riguarda il manubrio, generalmente lo si posiziona all’altezza della sella, ma in questo caso la regolazione è molto soggettiva. Se siete alle prime armi, tre acquisti sono fondamentali: la sella, i pantaloncini e il casco. Ci sono selle e selle. Se per i ciclisti il fattore di scelta è il peso, chi vuole pedalare serenamente deve guardare alla comodità. Il mio consiglio è la sella "con il buco", rimanere per un’ora sedute non sarà più una sofferenza. Per quanto riguarda i pantaloncini, gli uomini sono soliti ad indossarli con la salopette. In inverno può essere una soluzione per tenere più caldo il "pancino", ma d’estate … sono tremendi!!! Fortunatamente le case produttrici hanno creato linee al femminile dove le bretelle sono scomparse. Nella scelta la cosa più importante è il fondello che deve essere anatomico, quindi assicuratevi che il modello scelto sia esclusivamente per donne. L’unico neo sarà il costo: un buon paio di pantaloncini non lo si trova a "buon mercato". Mi raccomando: sotto i pantaloncini… niente! I pantaloncini sono fatti apposta sia per rendere più comoda la seduta, sia per evitare irritazioni. Fortunatamente sempre più ciclisti indossano il casco anche durante le uscite di allenamento però, inspiegabilmente, chi non si riconosce in questa categoria pensa di essere esente dall’utilizzo di questa protezione. SBAGLIATO. Purtroppo, pedalare sulle strade è pericoloso per tutti, sia i "ciclisti" che i "ciclisti della domenica", possono cadere, il casco diventa quindi un salva-vita. Malgrado non vi sia una legge che lo prescriva, mettete il casco! Certo, difficilmente un casco rende "bellissime", ma sfreccerete talmente veloci che nessuno lo noterà. Un altro accorgimento: se sulla vostra bici manca, metteteci un porta-borraccia e non uscite senza acqua, soprattutto nel periodo estivo, con il caldo si perdono molti liquidi e si fa necessaria un’immediata reintegrazione. Bene, ora siete pronte per partire. Se siete arrugginite, iniziate con percorsi semplici, incrementando pian piano tempo d’uscita e difficoltà, alternando pianure a salite. Tempo un mese e la bici vi avrà stregato!

    La bellezza profuma di cioccolato

    Ecco i cosmetici più golosi a base di cacao, dal profumo irresistibile La bellezza profuma di cioccolato Le virtù del cacao sono infinite: lo sapevano bene i Maya, che per primi lo scoprirono e cominciarono a coltivarlo per le sue proprietà energetiche e stimolanti. Oggi, l’estratto è chiamato addirittura Theobroma cacao, che significa “cibo degli dei”. Noi qui ci limitiamo a parlarne per il successo che ha anche nei cosmetici, perché il profumo è irresistibile, ma non solo: la teobromina e altre sostanze contenute nei semi di cacao hanno capacità euforizzanti. Via libera, dunque, a un bagno ricco di schiuma dal profumo goloso e intenso del cioccolato, o ai trattamenti per il viso che fanno bene alla pelle e anche all’umore. Perché non regalarsi, con la bella stagione e la prima abbronzatura, un olio glitterato per il corpo con una fragranza di cacao e caramello? Se poi si è in due, c’è l’olio solido da massaggio, naturalmente a base di burro di cacao. Nella gallery trovate: Huile paillettée corps di Sephora Bagno al Cioccolato di Aquolina Linea Skin Smile di Bottega Verde Linea Dolcelisir di L’Erbolario M’assaggiami di Lush

    Pacchetti benessere per mamme in dolce attesa o con bebè al seguito

    Massaggi, bendage, docce termali: percorsi studiati per alleviare le tensioni della gravidanza e per ritrovare la forma dopo il parto No pagePagina successiva Pacchetti benessere per mamme in dolce attesa o con bebè al seguito Le neomamme, durante l’attesa, ma anche dopo il parto, sono sottoposte a una girandola di emozioni. Ecco perché, tra gioie e tensioni, hanno bisogno anche di coccole, attenzioni e relax. In risposta a questa richiesta, molte spa, centri benessere e stazioni termali hanno studiato speciali trattamenti, che in qualche caso includono anche il bebè. Tutti i percorsi sono preceduti da una visita medica e, in base ai risultati, il team dei terapeuti sceglie il “menù” da seguire. Con il pancione L’Hotel Caesius Terme Spa di Bardolino, sul lago di Garda, propone impacchi e bendage all’uva rossa, trattamento con proprietà drenanti e riparatrici dei vasi capillari, bendaggi all’olio d’oliva che nutre e rende più elastica la pelle, massaggi al corpo molto delicati, quasi sfioranti, docce termali, percorso kneipp per gambe pesanti. La spa inoltre, ispirandosi all’ayurveda, propone pacchetti mirati al rilassamento in gravidanza: abhyanga (massaggio del corpo con oli) e shirodhara (oleazione della fronte). (www.hotelcaesiusterme.com, tel. 0457219100). A dedicare particolare attenzione al momento dell’attesa è l’antico relais di Borgo Casale di Albereto vicino Parma: niente di più rilassante del Lushly, un rituale polinesiano che si prende cura di mani e piedi mentre Cristalli di luce è mirato a calmare e rinfrescare le gambe. Il top è però è Armonium un mix di massaggi a piedi, mani e cuoio capelluto.

    Piedino di fata, salute di ferro

    Con la reflessologia plantare puoi individuare e risolvere disturbi e dolori.Alluce valgo nel piede sinistro? Probabili problemi affettivi. Nel destro? Problemi razionali. Se hai le unghie inspessite, attenta alla funzionalità renale, mentre se hai dei calli sotto il secondo e il terzo dito, occhio al catarro broncopolmonare e a quello provocato da sinusite. “Sono tantissime le cose che il piede ci racconta: carattere, abitudini di vita, disfunzioni, malattie. Nella pianta dei piedi è riflesso tutto il corpo. Il piede non ci parla solo quando sentiamo fastidio o dolore, ma anche con il colore della pelle, i segni, le screpolature, i nei presenti in alcune zone, le verruche, le cicatrici, la sudorazione e la forma anatomica del corpo principale e delle dita”, dice Marzia Bianchi, reflessologa e insegnante di Tai Chi. Secondo la riflessologia plantare, organi, ghiandole e tutte le parti del corpo sono in corrispondenza con una specifica zona dei piedi. “Se accostiamo i due piedi uno all’altro, possiamo vedere tutto il nostro corpo riflesso in essi, come davanti a uno specchio. Così la testa si riflette negli alluci e la colonna vertebrale corrisponde alla parte centrale dei due piedi, dove si toccano tra loro. I metatarsi sono in relazione con la gabbia toracica, il tarso con le ossa del bacino e la parte plantare esprime la condizione degli organi interni”, spiega l’esperta.

    Thai Mood: un massaggio profondo e rigenerante

    Ispirato alle antiche pratiche orientali, questo nuovo trattamento promette un rilassamento totale e duraturo.Una lunga coccola piuttosto che un semplice massaggio. Monticello SPA, un’oasi alle porte di Milano, riserva ai propri ospiti un nuovo trattamento raffinato e prezioso: è Thai Mood, l’ultimo nato tra i servizi dell’area Massaggi & Bellezza. Luci soffuse, candele, petali di rosa e scrosci d'acqua in sottofondo sono solo i dettagli iniziali di un percorso di rilassamento unico. Thai Mood si ispira alla tradizionale saggezza degli antichi massaggi orientali ed è caratterizzato da movimenti che fanno di grazia e consapevolezza i propri elementi distintivi. Il trattamento è suddiviso in due fasi: la prima si svolge in Tatami Room dove, avvolti in un morbido telo, inizia un massaggio caratterizzato da una manualità pressoria lenta ed avvolgente che prevede l’uso di mani, avambracci e corpo. In questa prima fase ha grande rilevanza il trattamento di testa, viso e piedi che sono avvolti in impacchi caldi e aromatici. La seconda fase si svolge in Massage Room, dove viene praticato un massaggio completo su tutto il corpo che comprende l’impiego di oli aromatici alle spezie orientali, che contribuiscono a farne un trattamento coinvolgente e distensivo. Il risultato è un profondo stato di abbandono e un rilassamento totale e duraturo. Il massaggio Thai Mood è pensato per i “mordi e fuggi” del benessere: il trattamento dura infatti 70 minuti e può essere effettuato sia individualmente sia in coppia.

    I massaggi che fanno bene all’amore

    Sensuali carezze e tocchi provocanti per sciogliere l’energia e trasmettere al partner il desiderio.Massaggiare il tuo lui può essere un modo molto intimo e istintivo per trasmettergli energia erotica. Durante queste speciali carezze amorose, la sua mente si rilassa e pian piano il desiderio cresce. Avventurarsi creativamente in una serie di giochi tattili è anche un modo per comprendere il suo stato d’animo, i suoi desideri e assecondarli. Perché la pelle è una traccia della memoria erotica di ognuno di noi, su cui sono registrate gioie e inquietudini, comprese quelle infantili. Il massaggio scioglie l’energia Se l’epidermide ha somatizzato molte emozioni rimaste a livello inconscio e principi rigidi, il suo bacino sarà bloccato. Ma facilmente anche i muscoli intorno alla bocca, quelli della masticazione e della nuca saranno poco mobili. Secondo la medicina orientale, queste aree sono strettamente collegate tra loro. In questi casi, devi lavorare su quei punti con sfioramenti e tocchi che sciolgono l’energia. Ci sono poi altri centri vitali importanti che, se correttamente stimolati mandano in orbita l’eccitazione. Si trovano nella parte anteriore del corpo, dove scorrono i sentimenti collegati al cuore, e nella parte posteriore, dalla nuca ai piedi dove passano i canali delle pulsioni aggressive. I centri privilegiati del piacere sono le labbra, le orecchie, il collo (importante crocevia circolatorio), il bordo e la parte interna delle ascelle, il petto, l’ombelico, i genitali.

    Seiki, il giusto complemento al massaggio shiatsu

    Lo chiamano quasi massaggio: si ispira allo shiatsu, ma a differenza di questo usa solo manualità delicate per liberarsi da tensioni e stress Seiki, il giusto complemento al massaggio shiatsu Come base filosofica c’è lo shiatsu, elaborato dal giapponese Akinobu Kishi che mira a risvegliare l’energia vitale senza imporre un cambiamento o una manipolazione forte, ma piuttosto assecondando le richieste del corpo, aiutandolo ad attivarsi da solo verso la guarigione. È stato pensato per superare gli stati inquieti, le contrazioni. Vediamo come e perché aiuta l’organismo a riequilibrarsi autonomamente. Risveglia l’energia interiore Il Seiki è al tempo stesso un trattamento di cura e preventivo: rilassa realmente, ma cosa più importante, tratta e cura sintomi fisici, mentali ed emozionali. Mira a rafforzare e aumentare il potere interno di auto guarigione della persona. In questa disciplina non esistono manovre codificate, tutta la seduta è affidata alle esperte mani del terapeuta, alla sua capacità di connettersi con il paziente. Secondo la teoria di questo metodo, il corpo tende spontaneamente verso l’auto-guarigione. Talvolta, però, questo meccanismo si allenta, ed è compito del terapeuta riattivarlo attraverso l’ascolto e il tocco; per questo è importante che si stabilisca una relazione molta stretta tra paziente e operatore. In questo tipo di relazione d’aiuto scorre un costante e bilaterale flusso di benessere: non solo il terapeuta attraverso la sua azione trasmette speranza e voglia di vivere, ma vale anche il viceversa. L’operatore seiki lavora sui meridiani e stimola il ki, cioè l’energia. Come si svolge la seduta Prima di iniziare con tocchi e digitopressioni è previsto un colloquio con l’operatore, che indaga su eventuali e particolari malattie. Nello stesso tempo presta attenzione alla postura e al modo di muoversi del paziente, alle modalità di inspirazioni ed espirazioni. Osserva se il respiro è alto, cioè se utilizza poco il diaframma o se è addominale, quindi, più disteso. Successivamente, si indossano abiti comodi e ci si sdraia su un futon, il materasso giapponese. Con le prime manovre viene bloccata la zona dell’addome dove secondo il seiki fluisce gran parte dell’energia. Questa importante manovra verrà ripetuta più tardi nel corso della seduta. Il terapeuta seiki a questo punto esegue una serie di pressioni durante le quali cambia spesso posizione alla persona: laterale, prona, supina, seduta. Le pressioni sono applicate utilizzando i pollici e le dita, le mani, gli avambracci e le ginocchia a seconda della zona del corpo da trattare. Così si favorisce il flusso energetico. La seduta ha una durata di un’ora e termina con qualche minuto di relax da sdraiati. Il consiglio per ottenere un giovamento vero è quello di effettuare quattro o cinque sedute. Un avvertenza: non sempre dopo le prime due sedute ci si sente meglio, più leggere e rilassate. Può capitare che le sensazioni negative persistano, ma prelude a un successivo benessere.

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