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Diagnosi precoce e trattamento tempestivo sono gli strumenti principali a disposizione per allontanare il rischio di complicanze, la vera spada di Damocle per coloro che soffrono di diabete.
© Thinkstock
L’obiettivo principale di chi cura il
diabete e la grande preoccupazione delle persone affette dalla malattia è di evitare le complicanze ad essa legate, soprattutto quelle croniche, purtroppo frequenti. Fortunatamente le conoscenze e i mezzi oggi a disposizione consentono - ad alcune condizioni - di tenere a distanza queste patologie. «Tutto il lavoro della rete italiana dei servizi di diabetologia,oltre 600, unica in Europa, è volto a raggiungere una diagnosi precoce del diabete, così da iniziare subito il trattamento più appropriato e mantenere vicini alla norma i livelli di glicemia, per sventare il rischio di complicanze» spiega la dottoressa Valeria Manicardi, direttore del dipartimento di Medicina dell’Ospedale Franchini di Montecchio Emilia e consigliere nazionale dell’Associazione medici diabetologi. «In particolare è stato dimostrato che per tenere lontane le complicanze croniche del diabete è fondamentale tenere al di sotto del 7% il livello di emoglobina glicata (HbA1c), considerata il test di memoria delle glicemia medie del paziente negli ultimi 2-3 mesi».
Le complicanze del diabete possono essere di due tipi: macrovascolari e microvascolari.
Complicanze microvascolari
«Le complicanze microvascolari coinvolgono i piccoli vasi arteriosi, in particolare della retina, e dei reni, ma anche dei nervi» spiega l’esperta. «Le principali conseguenze sono quindi retinopatia e nefropatia diabetica, vere e proprie
malattie che comportano il deterioramento delle funzioni di questi organi conducendo, nel caso della retina, a cali visivi e, in alcuni casi, anche alla cecità, mentre i danni renali possono essere tali da portare fino alla dialisi. Infine i danni che coinvolgono i nervi determinano la neuropatia, sensitiva e motoria, che può sia togliere sensibilità al dolore causare sia iperalgesia, con dolori lancinanti agli arti inferiori di difficile controllo».
Complicanze macrovascolari
Le complicanze macrovascolari coinvolgono invece i grandi vasi sanguigni e interessano quindi soprattutto l’
apparato cardiovascolare. «I diabetici sono colpiti da infarto, ictus cerebrale, scompenso cardiaco e arteriopatia agli arti inferiori quattro volte di più rispetto ai non diabetici, tanto che le malattie cardiovascolari ne rappresentano la causa di morte nell’80% dei casi» osserva la dottoressa Manicardi. «Tutti gli studi di intervento hanno però dimostrato che se trattati intensamente con tutti farmaci per il cuore, come ACE Inibitori, Betabloccanti, Aspirina, Statine, e soprattutto con l’angioplastica in fase acuta anche i diabetici possono avere una buona qualità di vita dopo l’infarto». Un’altra delle complicanze più gravi e invalidanti è quella definita piede diabetico. «È dovuta a una compromissione sia della circolazione arteriosa che a danni neurologici che privano i piedi della normale sensibilità» chiarisce la specialista. «Questo fa sì che il paziente diabetico possa subire traumi o lesioni al piede senza accorgersene e quindi trascurarli favorendo così la comparsa di un’infezione importante con possibile comparsa di gangrena e conseguente necessità di amputazione quando l’infezione arriva fino all’osso».
Il peso economico della cura del diabete e delle sue complicanze
Nel 2000 lo studio CODE-2, condotto in otto stati europei (oltre all’Italia, anche Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna, Olanda, Spagna e Svezia) prendendo in esame i casi di tipo 2, che rappresentano oltre il 90% del totale, ha messo in luce come la cura del diabete richieda cospicue risorse, soprattutto quando è responsabile di complicanze. In particolare nel nostro Paese assorbirebbe il 6,65% della spesa sanitaria nazionale complessiva e di questa il 60% è dovuta ai ricoveri ospedalieri. L’aspetto veramente rilevante emerso è che i costi riguardano in massima parte il trattamento delle complicanze più che della patologia: per esempio solo il 7,5% dei costi ambulatoriali è legato a visite diabetologiche, mentre oltre il 50% è dovuto ad altre visite specialistiche connesse alla cura dei problemi di salute conseguenti. Lo stesso vale per i medicinali, dove la spesa per gli antidiabetici orali è inferiore al 10%, mentre ammonta a oltre il 30% quella per i
farmaci cardiovascolari, la cui assunzione è tipicamente legata a uno specifico tipo di complicanze diabetiche.
Diagnosi precoce (che si può ottenere solo con campagne informative rivolte alla popolazione e con la collaborazione del medico di medicina generale) e un inizio tempestivo del trattamento si confermano quindi interventi indispensabili innanzitutto per la salute dei pazienti, ma anche per il contenimento delle spese sanitarie, sempre più difficili da sostenere. Per questo l’AMD, Associazione Medici Diabetologi, ha lanciato il progetto: “SUBITO! Dal 1999 al 2013: quattro anni per fare diagnosi subito!, trattare subito!, ottenere una HbA1c < a 7% subito! Per migliorare da Subito! la vita dei pazienti”