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Imparare a fare quotidianamente i conti con il diabete è una sfida non sempre facile da affrontare, soprattutto a livello psicologico, ma con l’aiuto degli specialisti e le nuove opzioni terapeutiche è oggi davvero possibile condurre una vita normale.
© Thinkstock
Il
diabete è una malattia cronica, questo significa dover imparare a gestirla giorno dopo giorno, conviverci quotidianamente senza, almeno per ora, poterla curare una volta per tutte. Per questo è a volte difficile accettare la diagnosi, convincersi che seguendo con regolarità la terapia sarà possibile condurre una vita normale, con normale vita di relazione, affettiva e sportiva. Spesso la preoccupazione di non essere accettati, di essere considerati “diversi”, induce a tacere sulla propria condizione, silenzio che rischia di diventare una fonte di stress importante. «Per un buon trattamento della malattia non è sufficiente l’aiuto del diabetologo» spiega la dottoressa Valeria Manicardi, direttore del dipartimento di Medicina dell’Ospedale Franchini di Montecchio Emilia e consigliere nazionale dell’Associazione Medici Diabetologi «ma è indispensabile il coinvolgimento di un team di persone: dall’infermiere che insegna al paziente ad autocontrollare la glicemia, ad usare correttamente l’insulina, al dietista che stila un piano nutrizionale corretto, fino allo psicologo che ha un ruolo importante sia in caso di diabete di tipo 1 che di tipo 2. Nel primo caso infatti i pazienti sono in genere bambini che hanno bisogno di aiuto per accettare la diagnosi così come i loro genitori, che tendono spesso a sentirsi in colpa come se fossero responsabili del problema di salute dei propri figli. Nel diabete di tipo 2» prosegue l’esperta «ci si trova spesso a gestire persone con disturbi del comportamento alimentare, bulimici soprattutto, così l’intervento dello psicologo si rivela fondamentale per affrontare un problema che rende impossibile seguire un regime nutrizionale corretto».
Conoscere bene la malattia e imparare a gestirla significa anche comprendere di non dover rinunciare a determinate scelte professionali o sportive, purché si seguano alcuni accorgimenti. Ne sono stati la prova personaggi famosi come, per esempio, gli statisti Charles De Grulle e Mikhail Gorbaciov, l’attrice Halle Berry e il campione olimpico di nuoto Gary Hall. Un grande aiuto viene poi dalle continue scoperte scientifiche, fonti di importanti miglioramenti terapeutici. «Una nuova arma contro il diabete di tipo 2 è costituita da una innovativa famiglia di
farmaci, le incretine, che, prese per bocca o per via iniettiva, vanno a stimolare la fisiologica produzione di insulina da parte del pancreas» spiega la dottoressa Manicardi. «Per i diabetici di tipo 1 ci sono dei sistemi di infusione continua sottocutanea di insulina (i microinfusori ), tecnologie note da tempo, ma oggi molto migliorate: attraverso un piccolo catetere sottocutaneo iniettano continuativamente una piccola dose di insulina, così come fa il pancreas in un soggetto sano, e permettono di impostare con un pulsante la dose necessaria al momento dei pasti, liberando i paziente dalle più vincolanti iniezioni, che per i loro tempi di azione e smaltimento richiedono una rigida regolarità dello stile di vita. Si tratta di un piccolo strumento delle dimensioni di un telefono cellulare, che oggi si può affiancare all’uso di un sensore sottocutaneo in grado di monitorare la glicemia minuto per minuto».
Questi strumenti sono, per esempio, indispensabili per le giovani donne con diabete tipo 1 che vogliono affrontare una gravidanza con serenità. La speranza è quella di poter avere presto un unico strumento che riunisca queste due funzioni, regolando automaticamente l’infusione di insulina in base ai livelli di
zucchero nel
sangue. Nel frattempo, grazie ai due mezzi oggi a disposizione, sempre più piccoli e facilmente utilizzabili, un paziente informato e consapevole è comunque già in grado di autogestirsi e di condurre una vita normale in ogni campo.